Il mondo visto con gli occhi delle api

Apicoltori senza terra

Per chi non può avvicinarsi all’apicoltura per mancanza di terreno

Una vera alleanza tra cittadini e contadini

Teniamo molto a questa idea. È la prima espressione del progetto Compagni di Viaggio che ha lo scopo di aumentare il numero di nuove colonie e nuovi apicoltori, appassionando chi, soprattutto giovani o cittadini, non può avvicinarsi all’apicoltura per mancanza di terreno.

Semplicemente, andremo a chiedere ospitalità ad aziende agricole virtuose, sensibili ai problemi delle api, chiedendo il permesso di installare nuovi apiari.

In un secondo momento solleciteremo una collaborazione più stretta con le aziende, suggerendo iniziative comuni e magari interventi di Agricoltura Organica e Rigenerativa.

Il progetto si propone anche di offrire concrete opportunità alle persone che si formano nei nostri corsi di apicoltura.

Abbiamo già impiantato il nostro primo apiario a Monteleone Sabino, in provincia di Rieti. Qui di seguito il resoconto.

Il nostro primo apiario

La prima ad estinguersi sarà la bellezza. La bellezza invadente, spontanea e esuberante dei fiori e frutti selvatici. 

I meno sfortunati, tornati dal fronte russo dopo la Grande Guerra, ripetevano che a salvarli, a spronarli per continuare la marcia, sia stato il miraggio della dolcezza delle more e dei fichi. Ad occhi chiusi, sperduti nella distesa di neve, quegli umili frutti erano talmente reali, belli e profumati che potevano riempirsene la bocca e masticarli con gusto. 

Le Api con i fichi hanno ben poco in comune, ma con le more, i piccoli frutti dei rovi, c’è un contratto millenario di impollinazione. Ogni acino di una mora è un frutto a sé. All’apice un acino più grande, poi tutt’intorno a scendere altri frutticini a grappolo. Se la mora è rotonda e perfetta, ogni singolo fiorellino è stato diligentemente visitato dalle api e impollinato.  Se presenta dei vuoti, c’è stato qualche problema. Maltempo forse, un ritorno di freddo, vento, oppure un temporale.

Forse. O forse, ipotesi sempre più probabile, la mancanza di un numero sufficiente di impollinatori. E così, con il loro declino, senza accorgercene, scompare la bellezza dei fiori spontanei. 

Pensavo a questo, dopo aver lasciato alcune famiglie nel nostro nuovo, primo apiario di Compagni di Viaggio. Il pensiero accarezzato a lungo adesso è realtà.  

D’ora in avanti, a prendersene cura saranno gli amici Paola e Enrico. L’apiario lo abbiamo dedicato ad Ettore, il loro figlioletto. Sono sicuro che saranno in buone mani, perché loro con la bellezza hanno più dimestichezza di me. Sono artisti, c’è bisogno di tutti, anche di cuori come il loro. Sorrido pensando che probabilmente i loro gusti musicali mal si accordano con il mio romanticume, ma è meglio così, una volta ancora mi inchino al cospetto della diversità.

Impiantando questo nuovo apiario, abbiamo rivendicato il diritto delle api di appropriarsi di un territorio e gettato le basi per un presidio, un avamposto contro l’incuria e l’abbandono.

Presto o tardi, le famiglie, non più mie, si adatteranno alla nuova zona, e spero che già quest’anno, anche se poco, potremmo gustarne il sapore. Api stanziali dunque, perfettamente integrate in questo territorio che col tempo impareranno a raccontare con i loro millefiori declinandolo al meglio. Ogni anno una composizione diversa, unica e irripetibile. Unica e irripetibile perfino per la Natura. 

Api operaie e umani artisti. Ognuno con il proprio linguaggio e la loro cultura, ma capaci di intendersi e dialogare. Api e artisti. Binomio perfetto. 

Qualcuno ha detto che la bellezza salverà il mondo. Qualcun altro ha parlato di utopia. Ma sarà meglio iniziare a crederci.

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