Racconti dall'alveare
Possiamo ammirare i risultati di questo matrimonio perfetto, effettivamente così “naturale” da sembrare addirittura logico. Invece è un matrimonio eccezionale, talmente assurdo che sicuramente troppe volte ha rischiato di non compiersi. Questa unione, è il felice, fantastico connubio tra il mondo vegetale e quello animale, tra le piante e gli insetti.
Se dell’impollinazione ne sappiamo ancora poco, quasi nulla conosciamo del lunghissimo fidanzamento. Impossibile risalire al primissimo sguardo d’intesa avvenuto milioni di anni fa. O della prima, trepidante attesa, il gesto d’intesa, il primo rossore; poi finalmente l’incontro tanto atteso, l’infinito corteggiamento, i primi impacciati tentativi, l’intesa, il successo desiderato ardentemente, e infine, l’estasi. Le strategie di seduzione delle piante, le primordiali ipotesi di un fiore, un segnale per attrarre gli insetti. I tentativi alla cieca, su forme, dimensioni e colori che l’Ape potesse interpretare. E quante energie spese!
Poi il polline, il fine ultimo di tante fatiche, che l’Ape si incarica di trasportare, da produrre in grandi quantità, perché sia per lei, un ottimo, indispensabile nutrimento. Infine il premio, il nettare, che per le piante non è di nessuna utilità, anzi, rappresenta un’ulteriore dispendio di energie, ma è la fede nuziale, il segno tangibile della fedeltà reciproca tra piante e Api.
Gli autentici frutti di quest’unione surreale, un matrimonio indimenticabile, festeggiato senza badare a spese, con miliardi, miliardi e ancora miliardi di fiori. La bellezza è la loro bomboniera, il regalo per gli invitati, gli innumerevoli ospiti di questo, grazie a loro, meraviglioso pianeta.
Famiglie allargate, generaliste, aperte a diverse specie di insetti pronubi. O sodalizi specifici, dove una pianta si concede solamente ad un unico partner alato. È il caso, ad esempio, dell’erba medica che ha elaborato un fiore complesso per attirare, cospargere di polline e premiare una piccola ape selvatica. Vuole soltanto quella, anche se il polline fa gola anche alle nostre api mellifere, e così il petalo inferiore, che funge da pista di atterraggio, perfettamente calibrato sul peso della piccola ape selvatica, piegandosi troppo sotto il peso dell’ape domestica, più grande e pesante, fa scattare un altro petalo posto in posizione laterale, una sorta di pugno meccanico, che tenta di scacciare il terzo incomodo. La maggioranza delle piante, abbiamo visto, si rivolge alle bottinatrici, la componente femminile dell’universo ape.
Ma se la rosa è a buon diritto la Regina delle fioriture, l’orchidea ne è sicuramente l’Imperatrice! In quanto a perfidia sicuramente.
Esiste un genere di orchidee, molto opportunista, che per risparmiarsi la fatica di produrre polline e nettare, ha rivolto la propria attenzione sui maschi di una specie selvatica di api, puntando tutto sull’inganno.
Promette sesso!, tanto sesso!!, anche spinto!!!, senza poi mantenere la promessa.
Chissà in quanti milioni di anni, uno dei suoi petali si è specializzato per assomigliare perfettamente alla femmina, provocante, peccaminosa e in lingerie così sensuale che manco da Intimissimi, del maschio che vuole attirare. E il maschio arrapato ci casca! Mentre tenta di fare i suoi porci comodi, petali più piccoli si flettono sul dorso del Casanova, depositando il polline giallognolo e appiccicoso. Deluso, perché da una figona del genere si sarebbe aspettato qualcosa di meglio, dopo aver fumato l’immancabile sigaretta, il nostro pollo riprenderà il volo.
“Ma, ma, che vedo là?” e giù di nuovo in picchiata su un altro petalo.
Un’esca perfetta, talmente ultrarealistica da ingannare il maschio. Una promessa irresistibile, unica, irripetibile che soltanto Sharon Stone, con quel sorriso senza mutande che c’ha solo lei, potremmo forse prendere seriamente ad esempio per noi umani. Umani maschi, si intende.
Ebbene, una delle orchidee di questo genere è rimasta senza il proprio, esclusivo insetto impollinatore, perché le api selvatiche alle quali si rivolgeva si sono irrimediabilmente estinte (oddio, se i maschi sbagliano femmine, io una mezza idea sul perché di questa improvvisa estinzione ce l’avrei!). Con una rapidità sconcertante, l’orchidea è tornata ad affidare il polline al vento, ma i ricercatori sono riusciti ugualmente a classificare l’ape estinta, proprio perché l’orchidea conserva sui suoi petali l’immagine perfetta di quell’ape.
Roberto Ferrari, aprile 2020